LA DONAZIONE DEGLI ORGANI POST MORTEM PROBLEMI APERTI NELL’INCONTRO TRA MEDICINA, DIRITTO E SOCIETÀ

Un convegno per riflettere e confrontarsi sulla donazione degli organi è un esempio interessante di interazione tra medicina, diritto e società perché si tratta di un ambito in cui la biomedicina permette di salvare o di migliorare radicalmente la vita di pazienti che solo fino a poco tempo fa sarebbero stati considerati inguaribili.
Il trapianto d’organo è un intervento ad altissima complessità, di grande impatto fisico e psichico sul ricevente. Chi organizza i servizi sanitari deve fare i conti con la scarsità delle risorse e con meccanismi di solidarietà sociale che vanno costruiti anche lavorando sulla consapevolezza e fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel servizio sanitario.

La possibilità di prelevare gli organi dopo la morte del donatore richiede una preparazione dei cittadini ed un’attenzione anche all’accompagnamento delle famiglie alla donazione ed al lutto. Le possibilità tecnico-scientifiche apertesi alla fine degli anni sessanta (rianimazione cardiopolmonare; trapiantologia ecc.) hanno portato alla revisione dei criteri di accertamento della morte.
Dalla Dichiarazione di Harvard del 1968 si è creata una connessione tra definizioni e criteri di accertamento scientifici e validazione giuridica dei percorsi di accertamento della stessa che resta problematica, come dimostrano anche più recenti vicende politico-istituzionali, inclusa la sorte degli artt. 4 e 5 della legge italiana n. 91/1999 ed il parere del Comitato nazionale di bioetica del 2021 sull’ “Accertamento della morte secondo il criterio cardiocircolatorio e “donazione controllata”: aspetti etici e giuridici”.